Non fidarsi è bene, fidarsi è meglio

Non fidarsi è bene, fidarsi è meglio

Si hai letto bene, no non è cambiato il detto popolare. Se però, come si dice in matematica, inverti l’ordine dei periodi assume tutt’altro significato. Si perché il detto popolare incoraggia a fidarsi ma anche a conservare sempre un po’ di diffidenza, per non incorrere in spiacevoli sorprese.

I Danni Collaterali 

Questo tipo di approccio nelle relazioni interpersonali tuttavia rischia di avere danni collaterali. Infatti non poterci mai fidare del tutto delle persone comporta ad esempio di non poter riuscire mai a delegare completamente delle attività ad altri dovendo mantenere sempre un controllo costante che potrebbe ostacolare la crescita. Un altro rischio connesso a questo tipo di approccio è quello di costruirci filtri che ci fanno distorcere la realtà ed entrare in loop mentali dai quali poi risulta difficile uscire. Facciamo un esempio, assumo una persona che dice di essere molto competente in amministrazione e poi si rivela un bluff. Alla prossima assunzione il mio livello di diffidenza si alzerà e se un’altra persona dice di essere molto competente è facile che non le creda ma magari questa volta è vero. La diffidenza è un meccanismo di autodifesa che al passare del tempo, con le esperienze negative tende a crescereQuando usata in maniera indiscriminata, fa perdere opportunità. Infatti se ripensi alle grandi opportunità che hai saputo cogliere nella tua vita di sicuro trovi sempre un briciolo di incertezza. Nei contesti ad alto rischio come ad es. i quartieri di alcune città, è giusto alzare le nostre barriere difensive e, di conseguenza, anche il nostro livello di diffidenza. Quando però la diffidenza diventa un fattore cronico che si manifesta indipendentemente dalle condizioni esterne, allora genera danni collaterali.

Questo articolo non vuole incoraggiare alla sprovvedutezza, ma piuttosto spingere a dosare la diffidenza in base alle situazioni ed alla conoscenza che si ha degli altri. Intendo dire che va bene essere diffidenti nei confronti di una persona che non si conosce, ma esserlo nei confronti di una persona che si conosce da molti anni può essere un sintomo di scarsa empatia o difficoltà di ascolto.

Fidarsi di qualcuno comporta sempre un qualche rischio, che però si abbassa o addirittura si annulla quando si impara a conoscere bene quella persona. Ma anche non fidarsi comporta dei rischi. Semplicemente, come in tutte le cose della vita, occorre cercare un equilibrio tra il rischio che si corre ed il vantaggio che se ne riceve.

L’ambito lavorativo

Ancora più evidenti sono le ricadute della diffidenza a livello aziendale. Un imprenditore o un manager diffidente” potrebbe impostare delle regole rigide e creare un clima teso nel suo team, potrebbe essere sovraccarico non delegando completamente alcuna attività, potrebbe avere difficoltà a fidelizzare i fornitori pensando che vogliano sempre fregarlo, etc. Spesso poi accade che la diffidenza diventa predittiva ovvero temendo la fregatura, la si riceve davvero. Ma questa non è la conferma di quanto un atteggiamento diffidente sia corretto, piuttosto il risultato della diffidenza che può predisporre negativamente chi ci sta di fronte.

Alcuni esempi

Mi spiego meglio con un paio di esempi. Supponiamo che un manager veda spesso i suoi collaboratori usare il proprio cellulare in azienda. Pensando che questo abbassi drasticamente la loro produttività, decide di mettere la regola che il cellulare privato non debba essere usato durante le ore di lavoro, pena un provvedimento disciplinare. Come pensate possano accogliere una simile decisione i collaboratori? Ovviamente non bene. Perciò chi già usava il cellulare a lavoro, troverà il pretesto per andare più spesso in bagno (a telefonare), mentre chi non lo usava, sentendosi punito ingiustamente, comincerà a farlo. Ora si che la produttività inizierà a calare. Un altro esempio riguarda più specificatamente il lavoro di consulenza. Alcuni imprenditori temendo di affidarsi completamente ad una persona esterna, rimangono alquanto “abbottonati”. Questo atteggiamento non permette al consulente di diagnosticare correttamente le aree o le problematiche su cui intervenire, così come un un medico potrebbe fare una diagnosi errata se il paziente non gli dicesse tutti i disturbi per riservatezza. Ovviamente il rischio che si corre è che i problemi non vengano risolti ma anzi aumentino.

Cosa puoi fare TU da subito

Come diceva una famosa pubblicità degli anni settanta, “la fiducia è una cosa seria e si dà alle cose serie”. Devi imparare a costruire pian piano dei rapporti di fiducia. Non è un valore incondizionato, che “si dà” o ”non si dà”, ma lo si acquisisce un po’ alla volta man mano che si ricevono attestazioni. Quindi, per capire chi hai di fronte, inizia a dare fiducia su aspetti meno importanti e vedi come risponde. Se ha dimostrato di meritarla, dalle progressivamente più fiducia affidandole attività sempre più importanti. Generalmente ricevere fiducia fa scattare nella persona responsabile una sorta di obbligo morale a contraccambiare questa fiducia per dimostrare di meritarla. Non fare l’errore ti togliere improvvisamente la tua fiducia ad una persona con cui l’hai costruita nel tempo solo per via di un episodio. Cerca prima di ascoltarlo e capire cosa è successo e come mai.

Come possiamo aiutarti NOI

Il test Mr. X ti aiuterà a capire come mai la diffidenza è diventata cronica tanto da non riuscire a fidarti più di nessuno e vedere sempre gli aspetti negativi e rischi negli altri. Ti permetterà di capire come uscirne recuperando il giusto equilibrio. Probabilmente dovrai anche affrontare il percorso per Sviluppare l’Empatia e la Capacità di Ascolto per imparare a capire le reali esigenze di chi ti sta di fronte. Conoscere le esigenze dell’interlocutore ti permetterà di comprendere le sue dinamiche  comportamentali ed eliminare la paura di comportamenti inattesi.

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